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Ultimo treno per la carne ovina italiana

Abbiamo concluso l’articolo precedente (Allevatori Top numero 7/8, pagina 24-29: ndR) con una nota positiva e di speranza per il settore ovino da carne nel Centro Italia, ma si sa che una piccola scintilla può causare un enorme incendio se cade sul terreno sbagliato. Così oggi vi parlo dell’“allarme arrosticini” e della crisi scongiurata grazie alle previdenti e vincenti mosse di uno dei leader del settore. Questa volta è “andata bene” (ovviamente non per tutti…), ma la situazione di cronica crisi per mancanza di materia prima nel settore ovino da carne andrà prima o poi affrontata a livello nazionale. Eccoci ai fatti: un paio di settimane prima dell’ultimo periodo pasquale è scoppiata l’ennesima “emergenza”, l’allerta rossa arrosticini in vista di Pasqua e Pasquetta. L’allarme è stato lanciato da più fronti, in primis dall’Associazione Regionale Produttori Arrosticino d’Abruzzo, che ha denunciato la scarsità di partite di carne ovina sul mercato nazionale ed estero, tradizionalmente usata in quel periodo dell’anno per la trasformazione in arrosticini. Questo problema non è purtroppo una novità, ma la siccità prima, l’aumento del prezzo dei foraggi e dei cereali (o la loro totale mancanza in alcune zone e periodi), l’aumento del costo dei carburanti che si traduce in rincaro dei trasporti ed infine i costi di produzione e trasformazione maggiorati a causa della crisi energetica, hanno “snudato” (come una ennesima spada di Damocle sul settore) ed acutizzato il problema che era già lì da anni. 

Un problema sistemico 

Gli eventi pasquali hanno nuovamente fatto venire a galla il problema sistemico, ed il caso Abruzzo è solo uno dei casi italiani in questione: basti pensare alla Festa del Sacrificio Islamico che ogni anno vede una grave e costante carenza di capi da macellare su tutto il territorio nazionale, dalle Alpi alle Isole. Quest’anno si è corso il concreto rischio che per qualcuno ci sarebbero state Pasqua e Pasquetta senza arrosticini, anche in Abruzzo. “Poche pecore e ancor meno pastori”, recitava il tormentone d’allarme sui social, e la realtà è che scarseggiano sia le une che gli altri. Nella prima decade di aprile 2022 interviene sull’argomento Roberto Di Domenico, presidente della sezione Agroalimentare di Confindustria Chieti-Pescara e titolare dell’azienda Spiedì (vedi anche box, ndR): “Posso assicurare che Spiedì ha fatto fronte all’impennata della richiesta dovuta alle feste pasquali. Ci siamo mossi per tempo, come avvenuto negli altri anni, in modo da non deludere i clienti. Ci siamo attivati diversi mesi fa con gli allevatori nostri partner sia italiani che della Comunità europea. Tutto sta filando liscio. Abbiamo programmato di macellare, nel corso dei primi 15 giorni di aprile, circa 5.000 pecore, di cui 3.000 provenienti dai nostri partner in Germania e Spagna e 2.000 dai partner italiani, sempre scelti e selezionati con le caratteristiche richieste dai nostri capitolati per la produzione degli Arrosticini certificati e degli Arrosticini d’Abruzzo, i nostri brand. Questa nostra attività ha comportato un costo maggiore per l’azienda, ma lo abbiamo affrontato volentieri per garantire le richieste di tutti i nostri clienti. L’arrosticino – continua Di Domenico – è un autentico successo abruzzese e ne siamo fieri”. 

E ancora: “Per carità, non voglio essere frainteso né negare la carenza generalizzata della materia prima nella nostra regione, che anni fa, in Confindustria Chieti-Pescara, abbiamo cercato di fronteggiare lanciando il progetto Autoctonie in terra d’Abruzzo (vedi anche box, ndR). Discorsi più ampi per il rilancio della pecora abruzzese se ne possono fare, anzi dobbiamo farne, ma da parte di tutti gli attori deve esserci un atteggiamento lungimirante e costruttivo”.

“Autoctonie in Terra d’Abruzzo”: formaggi, carne e lana

Questi gli enti fondatori e promotori del progetto “Autoctonie in Terra d’Abruzzo”: 

  • ARA Abruzzo: si occupa del miglioramento genetico delle razze ovine merinizzate, di programmi di consulenza tecnica, di servizi di supporto alla gestione dell’allevamento. L’Associazione fornirà non soltanto assistenza agli allevatori e agli altri soggetti della filiera in ordine alle produzioni lattiero-casearie e delle carni del comparto ovicaprino, ma anche supporto all’economia e all’offerta turistica di tali aree, anche a servizio dei consumatori. 
  • Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: ricopre un ruolo a garanzia di uno sviluppo del settore nel rispetto del territorio e dell’ambiente. Attraverso le azioni di valorizzazione del settore ovicaprino si punta l’obiettivo non solo sulle produzioni di qualità, ma anche e soprattutto sull’attività della pastorizia e sul ruolo attivo che la stessa ricopre sul territorio, sia in termini di salvaguardia ambientale che di economia.
  • Associazione Pecunia: si adopera per tutelare e promuovere la filiera della lana, con l’obiettivo di restituirle il giusto valore commerciale e per incentivare e rivitalizzare la microeconomia e la diversificazione del reddito del comparto agropastorale e dell’artigianato rurale legato alla filiera della lana. 
  • Confindustria Chieti Pescara: con la sezione Sistema Moda è coordinatore del Progetto Autoctonie rispetto agli operatori della filiera della lana e della pelle ovina; con la sezione Agroalimentare è coordinatore del Progetto Autoctonie rispetto agli operatori della filiera del latte e della carne ovina. 
  • Pianeta Formazione: elabora e traduce i bisogni del mercato attraverso l’ausilio delle più moderne tecnologie, esclusivamente per il settore tessile, abbigliamento, pelletteria e moda. Pianeta Formazione s’impegna a trasferire agli studenti un nuovo approccio per l’approvvigionamento delle materie prime, attraverso un progetto di ricerca e innovazione volto alla creazione di capi prodotti con lana abruzzese, e con un focus sull’ecosostenibilità. 
  • Spiedì Srl: il suo fiore all’occhiello non può che essere “L’arrosticino certificato”, e su questo importante fronte Spiedì è l’unica azienda che è riuscita ad ottenere la certificazione di prodotto per l’arrosticino (è certificata BCR e IFS). Con queste caratteristiche top quality, l’azienda è riuscita a farsi conoscere e ad esportare anche all’estero. 
  • Lanificio Fratelli Piacenza 1733: la nascita di un tessuto realizzato con lane abruzzesi segue la direzione di una ricerca sempre più diretta alla valorizzazione del made in Italy, verso la sostenibilità di una moda che guarda al futuro. L’obiettivo primario è l’utilizzo e valorizzazione delle lane autoctone italiane, un’importante risorsa attualmente abbandonata nei pascoli e considerata rifiuto speciale. 
  • Belisario: il prodotto sartoriale Belisario si identifica per l’alta qualità e per l’offerta di un servizio “su misura” impeccabile; la firma ha aderito al progetto perché crede nella possibilità di rivitalizzazione una filiera come quella della lana. L’obiettivo è quello di creare le condizioni per attrarre investimenti e far sì che gli attori coinvolti traggano vantaggio economico, sposando al contempo la causa della migliore sostenibilità. 
  • Brioni: l’azienda è parte del gruppo mondiale del lusso Kering, che sviluppa marchi di moda, pelletteria, gioielli, orologi, sport & lifestyle. Brioni ha deciso di partecipare al progetto in virtù del legame dell’azienda con il territorio abruzzese: il suo centro di produzione si trova infatti nella cittadina di Penne, a pochi chilometri da Pescara. L’obiettivo a lungo termine è quello di proseguire il percorso verso un’economia sempre più sostenibile.

Talloni d’Achille 

Proviamo adesso a guardare la situazione dalla prospettiva dei piccoli produttori (allevatori e pastori), con le loro micro-aziende a conduzione familiare. I big dell’industria tendono a prendersi tutto il mercato facendo prevalere i loro prezzi di acquisto, e tali dinamiche mettono di fatto i piccoli allevatori italiani alle strette, spingendoli nel baratro dei listini al ribasso per tentare una concorrenza improponibile contro le merci straniere, che non contano il divario esistente tra i costi di produzione italiani e quelli degli altri Paesi comunitari o meno. “Mi preme precisare – sostiene lo stesso Roberto Di Domenico – che, a un certo punto, ognuno si muove come ritiene opportuno per massimizzare il risultato della propria attività”. Così deve fare lui, ma così dobbiamo fare anche noi “piccoli” per giocare al meglio la nostra mano di carte al tavolo del Mercato. Va anche detto però che un’azienda strutturata come quella di Di Domenico necessita di elevati livelli di costanza ed omogeneità nella lavorazione della materia prima per ottemperare agli esigenti standard produttivi e di garanzia che si impegna a fornire attraverso i suoi capitolati. Non a caso più della metà delle carcasse acquistate per questa Pasqua (ed anche durante le altre fasi dell’anno produttivo) arrivano – per cristallina ammissione dello stesso Di Domenico – dall’estero piuttosto che dall’Italia. La scarsa standardizzazione e la quasi inesistente gestione del settore, ancora governato da sistemi di filiera assenti o troppo antiquati, sono gli errori letali cui gli allevatori ed i pastori italiani devono porre immediatamente rimedio, pena l’esclusione dal mercato globalizzato. 

Soluzioni all’orizzonte 

Tutte le “tare” insite e congenite dell’ancora acerbo e arretrato settore ovino da carne italiano rischiano di tagliar fuori gli allevatori dall’enorme ed opulenta tavola imbandita che gli si presenterebbe davanti. Puntare su selezione genetica, omogeneità garantita di produzione, certificazioni merceologiche e organolettiche, ed infine su una filiera “blindata” sono le chiavi di volta di un cambiamento che va fatto per non perdere l’ultimo treno che potrebbe portare l’intero settore della carne ovina italiana “dalle stalle alle stelle”. Ma servono una “vision” chiara e lungimirante, tanta voglia di cambiamento ed il coraggio di applicarlo. Nel prossimo numero porteremo avanti l’analisi della filiera della carne ovina e di come viene gestita e promossa nelle altre parti d’Italia. 

Articolo pubblicato sulla rivista Allevatori Top n. 09 di settembre 2022.

Image by bublikhaus on Freepik

Published inAllevatori TopOviniOvinicolturaZootecnia

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