Proseguiamo con i colpi di scena epocali: esiste ormai un vasto consenso e solido scientifico intorno al fatto che alcuni corvidi posseggano quel “set di caratteristiche” mentali e neurologiche nota come teoria della mente, che altro non è che la capacità di attribuire desideri, intenzioni, conoscenze, credenze, ecc., quindi “stati mentali” a se stessi o ad altri individui (es: “io so che tu sai che dietro quella roccia c’è un pericolo, quindi comportiamoci di conseguenza”). Gli esseri umani sono strumentati ed abituati a fare questo genere di inferenze e secondo lo psicologo e scienziato cognitivo Michael Tomasello questa capacità sarebbe alla base dello sviluppo della coscienza del sé prima, e della cultura umana poi.
Oltre questo, due paper pubblicati su Science hanno fatto un ulteriore passo avanti; il lavoro condotto da Martin Stacho della Ruhr-University di Bochum indica che i corvi siano dotati di una struttura cerebrale, il pallio, dotato di una neuroarchitettura simile a quella della neocorteccia dei mammiferi. L’esperimento, condotto all’università di Tubingen da Andreas Nieder, dimostrerebbe che i corvi sono capaci di percepire addirittura in maniera cosciente gli stimoli sensoriali, perchè l’attività neuronale collegata alla coscienza sensoriale è stata identificata proprio nelle aree del pallio (Evolution of the pallium in birds and reptiles, Erich Jarvis, 2009, Encyclopedia of neuroscience, Springer).
Il professor Giorgio Vallortigara, docente di Neuroscienze all’Università di Trento ha spiegato che: “Il pallio corrisponde alla parte più dorsale dell’encefalo.” …il quale… ”Negli uccelli è organizzato in nuclei mentre nei mammiferi è organizzato a lamine, a strati. Per darle un’idea semplice è come se nel cervello degli uccelli i neuroni fossero organizzati come in una pizza e in quello dei mammiferi come in un sandwich”. “Le lamine del cervello dei mammiferi contengono colonne verticali di neuroni e all’interno di queste colonne i neuroni comunicano tra loro sia in senso orizzontale che verticale.”
Ora i colleghi dell’università della Ruhr hanno mostrato che a dispetto dell’organizzazione nucleata si può riconoscere un’architettura simil-laminare e colonnare anche nel cervello degli uccelli. Magari non siamo in grado di comprendere appieno le parole del professor Vallortigara, ma si direbbe che il cervello dei corvi abbia un sacco di potenzialità straordinarie rispetto a quello di tutto gli altri volatili del nostro pianeta, e che abbia similitudini “importanti” con quello umano, questo anche a discapito delle sue dimensioni, ovviamente più piccole nel caso dei corvi rispetto a quelle più grandi dei primati.
“Sappiamo che i due gruppi tassonomici mostrano prestazioni simili in molti compiti cognitivi anche complessi” continua Vallortigara. “Le dimensioni assolute del cervello hanno poco significato, perché in tutto il corpo gli uccelli hanno minimizzato il peso in funzione del volo. Bisogna guardare dentro al cervello, e quel che si è visto in anni recenti è che la densità dei neuroni nel cervello degli uccelli è più del doppio di quella dei mammiferi e i loro neuroni sono anche un po’ più piccoli. Questo significa che a parità di volume il cervello degli uccelli contiene molti più neuroni”.
Per Vallortigara questa scoperta (dell’architettura laminare nel cervello dei corvi) “sembra suggerire che a dispetto delle differenze nelle architetture del pallio ci siano dei vincoli costruttivi interni che fanno sì che i circuiti necessari al comportamento intelligente siano un po’ sempre i medesimi. Adesso sarà interessante verificare che cosa uccelli e mammiferi sappiano fare relativamente meglio o peggio: non si tratta, cioè, di stabilire una gerarchia assoluta, ma piuttosto di capire come l’architettura neuronale possa eventualmente favorire gli uni o gli altri in compiti diversi”.
La copertina della rivista Science del 25 settembre 2020 vide come protagonista un Corvus Corone.
Entrare nella mente di un altro essere vivente, nello specifico di un animale, non è compito semplice, perché noi esseri umani, per quando ci sforziamo di non umanizzare, tendiamo a farlo, dato che l’esperienza soggettiva è e resterà un tipo di conoscenza inaccessibile, un limite invalicabile anche per il più avanzato esperimento scientifico, quasi fosse una legge di natura incontrovertibile.
A tal proposito, il filosofo Thomas Nagel fu autore nel 1976 dello storico articolo “What is it like to be a bat?” (Come ci si sente a essere un pipistrello?), che potrebbe essere un utile spunto di riflessione valido per la nostra digressione sull’intelligenza dei corvi.
Mi ripeto, sicuramente, ma la straordinarietà di questi animali è e resterà nella mia mente come una dimensione in costante evoluzione e piena di scoperte.
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