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Corvus Corax, mistica creatura

Riprendo il discorso con la coracomanzia (dal greco κόραξ corvo) che fu una pratica di divinazione degli etruschi facente parte della più estesa branca dell’ornitomanzia. Questo genere di divinazione si praticava osservando i corvi ed i loro comportamenti, il gracchiare e il volo.

Già gli antichi greci avevano identificato 64 richiami differenti del corvo e ne studiarono i significati attraverso l’osservazione. Per ottenere una “corretta” divinazione i sacerdoti non ci si limitavano ad ascoltare il gracchiare ma osservavano anche il posto, la frequenza del grido e l‘intensità. A questo si aggiungevano dettagli, ad esempio se l’animale volava a destra o a sinistra, con un volo alto o basso ecc. Non dobbiamo dimenticare che per molti popoli antichi il legame tra il corvo e la predizione era strettamente legato alla sua voce da cui scaturiva la profezia.

In ambito antico testamentario e biblico il corvo viene invece visto come antitesi della colomba della pace, tanto che, in occasione del Diluvio Universale “…Noè lo mandò fuori per vedere se le acque si erano prosciugate ma lui non torno più…”. Da qui per il corvo il ruolo dell’eretico, di colui che abbandonò il suo signore; lasciamo perdere la dottrina cristiana, perché di fatto il corvo si “sacrificò” per il bene degli uomini… ma vabbè, sappiamo bene qual’è il finale di ogni atto positivo in questo nostro mondo.

Per spezzare una lancia in favore del corvo, viene però in aiuto in la storia di San Paolo di Tebe, il Primo Eremita; la leggenda narra che quando il santo fu obbligato a lasciare la città si rifugiò nel deserto e li riceveva la visita di un corvo che gli portava del pane.

Nella tradizione ermetica il corvo rappresenta la nigredo, la prima fase alchemica della Grande Opera, la morte iniziatica o stadio di decomposizione e putrefazione degli elementi, dove essi sono mischiati tra loro in un’unica soluzione affinchè possano successivamente ricomporsi e dare vita a nuove forme; questa fase si ricollega direttamente al caos primigenio tipico delle creazioni. Perciò nella tradizione ermetica il corvo ha in sé un significato di tipo trasformativo e metamorfico molto potente.

Nella civiltà e mitologia vichinga e norrena il corvo affianca il Padre di tutti gli dei, Odino, divinità tanto potente quanto terrificante. Questa divinità era sempre accompagnata da due corvi chiamati Huginn (pensiero) e Muninn (memoria) -nulla è a caso-.

Questi due corvi erano i messaggeri di Odino ed avevano anche il compito di uscire all’alba, sorvolare la terra e riportare all’orecchio del dio guercio tutto ciò che avessero visto.
Per quasi tutti i popoli nordici i corvi erano animali saggi e di grandi virtù, e la loro dualità era scontata: da un lato erano forieri di saggezza, preveggenza e lungimiranza, dall’altro della morte.

L’interpretazione dei popoli scandinavi è in linea col tipico comportamento del corvo che include da un lato la sorveglianza del territorio e la sua acuta capacitá di osservazione (con accezione di guardiano e custode), dall’altro come profeta e voce del divino, essendo animale canoro e con l’uso della parola coi suoi vocalizzi assimilabili a quelli umani.

“Se i corvi della Torre di Londra moriranno o voleranno via, la Corona cadrà e con essa la Gran Bretagna!”. Questa frase profetica la dice lunga sul “valore” che i corvi hanno sempre avuto nelle isole britanniche.

I celti dedicavano al nero volatile la luna piena che intercorreva tra gennaio e febbraio chiamata Lunazione del Ghiaccio o Luna del Corvo. Questo nome all’evento lunare venne abbinato probabilmente perché nel mese di febbraio giungevano i corvi migratori appartenenti alla specie Corvus Frugilegus, di ritorno ciclicamente in Europa in quel periodo.

Sempre per i celti il corvo era un animale di grande valore, sacro alla triplice dea irlandese Morrigan (dea della guerra, che si tramutava in corvo; i celti ritenevano che la sua presenza nelle battaglie servisse a incitare i contendenti e infine ad accompagnare gli spiriti degli sconfitti nell’aldilà. In questo modo il corvo ricopriva il ruolo di animale psicopompo, non solo quindi un simbolo di morte ma anche divinatore e traghettatore), alla dea gallese Brawen (custode e guardiana di Avalon), oltre che agli dei solari Bran e Lugh (dio della profezia ed essendo il corvo suo prediletto e sottoposto al suo volere, era considerato un animale profetico, ragion per cui, anche in questa civiltà, la divinazione avveniva attraverso l’osservazione del volo dei corvi). (strani collegamenti tra antichi greci e celti… vd “Omero nel Baltico” ndr).

Per finire questa brevissima carrellata mitologico/metafisica, giungiamo fino agli indiani d’America, che tributano ai corvi doti e ruoli mistici e legati al mondo dei Grandi Spiriti. La profonda devozione dei nativi americani per il corvo trova una importante radice in una leggenda quiche, secondo cui sarebbe responsabile dell’origine del mondo. Per i nativi il corvo protegge dalla magia nera e dalla stregoneria, ed è in grado di prevedere gli eventi; per questo il corvo è l’animale dello sciamano per antonomasia, che appare in sogno per scuotere gli animi e cambiare in meglio una realtà bloccata.

Il corvo amplia la coscienza ed è in contatto diretto con il Grande Spirito, possiede la conoscenza del Mondo e dell’Umanità. Anche in questo contesto è il simbolo della trasformazione e della metamorfosi… e si sa che in ogni leggenda c’è un fondo di verità.

Image by wirestock on Freepik

Published inSelvaticiVolatili

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