Negli ultimi numeri abbiamo visto che si stanno letteralmente aprendo un mare di opportunità per il mondo ovino da carne e che pian piano tutto l’importante ambito zootecnico italiano ad esso correlato sta finalmente avviandosi (seppur tardivamente) verso una valorizzazione culturale, professionale e soprattutto economica. Così ho deciso di (ri)fare il punto sull’attuale situazione di mercato alla luce dei vari fattori che lo stanno caratterizzando, non certo positivi considerando le congiunture che si muovono a livello planetario, tra stagioni siccitose, pandemie varie che si trascinano ed alternano per anni, guerre con crisi di materie prime ed energetiche.
Mentre la costellazione dei produttori di carne ovina prende forma e solidità, sarà utile analizzare almeno alcuni dei tronconi principali dell’attuale scacchiere italiano, che fanno riferimento a poche razze definite e di fatto a due macroaree regionali: il centro sud, tipicamente Marche e Abruzzo, ed il nord, comprensivo dell’arco alpino con “epicentro tradizionale” attorno alla bergamasca (non solo la razza ovina, ma la zona geografica stessa).
Il panorama nazionale della carne ovina è composto da molte attività produttive, ancora in fase embrionale; spesso si tratta di realtà locali solide, ma così piccole da non comparire sui radar del mercato nazionale o estero. Esse sono spesso caratterizzate da prodotti di nicchia a chilometro zero, ma proprio per queste loro intrinseche caratteristiche restano solo lodevoli esempi e spunti, e di certo non hanno (ancora) la “forza” ed una volontà congiunta di far massa critica tale da potersi affacciare ai tavoli di trattativa con peso sufficiente per poter dire la loro… ma diamo tempo al tempo.
Igp del Centro Italia
Partiremo analizzando come la questione carne ovina viene gestita al centro sud Italia: si è tenuta recentemente a Celano (Aq), con una grande affluenza di soci, la prima assemblea del Consorzio di Tutela Agnello Igp del Centro Italia; il consorzio, riconosciuto come Igp dal Mipaaf nel gennaio 2019, ha rinnovato il suo consiglio di amministrazione allargato, che conta oggi al suo interno ben 12 consiglieri, 9 abruzzesi e 3 marchigiani, a sottolineare lo stretto legame col territorio.
Il nuovo Consiglio di Amministrazione annovera 4 giovani imprenditrici abruzzesi, e la presenza di un alto numero di giovani, che nonostante le molte difficoltà sia congenite del comparto che contingenti, credono nell’ovinicoltura da carne e lottano per promuoverla, puntando tutto su un prodotto tradizionale ma anche al passo coi tempi, per l’appunto l’agnello del Centro Italia.
Tutela del territorio
Le qualità organolettiche della materia prima sono migliorate dal pascolamento dei greggi per i due terzi dell’anno, ed il tutto è garantito da un accurato sistema di tracciatura del prodotto finale, utilizzando la tecnologia del QR code (che consente al consumatore una immediata rilevazione e verifica del luogo di produzione e di trasformazione del prodotto). Il pascolamento previsto dal protocollo (per minimo 8 mesi) delle greggi produttive è una fantastica opportunità occupazionale ed imprenditoriale per sfruttare le vaste risorse foraggere e pascolative presenti sugli Appennini, e per potenziarle negli anni.
L’impatto migliorativo sul territorio è un plusvalore che si aggiunge alle altre esternalità positive della conduzione tradizionale al pascolo: ottenere un territorio condotto, meno soggetto al dissesto idrogeologico e agli incendi estivi, conservando così inalterati gli habitat montani con la loro enorme biodiversità vegetale e animale, e per finire si promuove un turismo “sano” e consapevole, che rappresenta uno dei fattori chiave per attivare il volano positivo che potrà ripopolare i territori marginali.
Servono imprenditori
Il trend degli ultimi anni indica che i consumatori hanno iniziato a maturare una giusta attenzione verso i prodotti certificati (Igp, Dop, Bio, ecc.) ed etici, nei confronti del benessere animale e della salvaguardia dell’ambiente; l’agnello del Centro Italia ha raggiunto (contando solo l’Abruzzo!) una produzione di circa 400 tonnellate che , per quanto importante, è sufficiente a coprire nemmeno la metà del consumo regionale.
È lapalissiano capire quanto “spazio” di mercato sia lì ad aspettare chi se lo prenderà. Se è vero che nella sostanza sia giovani che donne si stanno interessando a questo ambito, il sesso o l’età sono fattori relativi, a latere del problema da affrontare: servono imprenditori. Ma per “fare impresa” non bastano i fondi economici e la buona volontà, servono tutte quelle condizioni in cui un imprenditore possa muoversi per far crescere il suo business. Queste le parole dei responsabili del consorzio: “Per attrarre giovani a questa attività sono necessari accordi di filiera e programmi di produzione.
Le istituzioni devono garantire che le produzioni di qualità vengano riconosciute e ricompensate, anche per il loro contributo alla sostenibilità, e la Gdo – e più in generale la filiera commerciale – devono favorire accordi che garantiscano redditività agli investimenti sulle strutture, sul benessere degli animali e sul miglioramento della qualità. In questo modo i consumatori e la distribuzione potranno avere garanzie sulla qualità e la provenienza del prodotto, laddove oggi sono tenuti a ricorrere all’importazione per oltre il 60% dei consumi regionali”.
Patto a tre
La proposta dei pastori abruzzesi è quella di creare un “patto” che leghi le tre parti in causa: gli allevatori, la filiera di trasformazione e i consumatori finali, per garantire una fornitura di alta qualità di carne di agnello Igp del Centro Italia, dove all’attività dei pastori venga riconosciuta la funzione di custodi ambientali e del paesaggio, e non solo quella di produttori di alimenti. In questo accordo ideale il consumatore partecipa consapevolmente con l’acquisto di un alimento sano e gustoso, contribuendo al contempo a preservare la terra d’origine di questo prodotto, tutelando e facendo perpetrare le attività e le tradizioni agro-pastorali per le generazioni future.
Ghiotte opportunità
L’Abruzzo ha recentemente ospitato anche un tour di manager sauditi, che ha toccato tutte e quattro le province regionali, conclusosi con un ricco accordo economico: 4 milioni di ordinativi solo per gli arrosticini abruzzesi. E a quanto pare sono già previsti ulteriori ordinativi per somme cospicue. Si è quindi aperto un importante canale con il facoltoso mercato arabo, ricco di opportunità per le aziende che sapranno adattarsi alle richieste del consumatore finale. A patto di saper gestire il cambiamento della filiera produttiva e delle quantità richieste, c’è un mondo intero di opportunità per le piccole e medie imprese abruzzesi; speriamo riescano a cogliere l’occasione e che diano uno spunto di cambiamento anche alle loro colleghe italiane del nord.
La via saudita
I 29 buyer della ricettività e della grande distribuzione saudita sono stati ospitati (su iniziativa della Regione Abruzzo) per visitare le bellezze storico-culturali e ambientali, ma anche per incontrarsi e conoscersi faccia a faccia con una trentina di imprenditori abruzzesi. A Francavilla (Ch) si è tenuta una due giorni per tirare le somme delle trattative commerciali, terminata con la stipula delle prime intese per le esportazioni di eccellenze abruzzesi: oltre a una montagna di arrosticini e altri generi di carni ovine e non solo, giungeranno sul ricco mercato arabo molti altri prodotti tipici di altissima qualità, come lo zafferano Dop dell’Aquila, il tartufo, l’olio, i formaggi, i prodotti di gelateria, la pasta secca, le confetture, e i dolci tipici.
Credo che la regione Abruzzo abbia avuto un’ottima intuizione abbinando “prodotti top” alle carni ovine, per aiutarle a sdoganarsi dalla nomea negativa che ancora oggi le perseguita, e con questo sistema far capire al mercato italiano che si può consumare carne ovina tutto l’anno e non solo per le feste comandate. Con queste le parole Jalal Thamer Osman, capo della delegazione araba, ha confermato esplicitamente la volontà di creare una collaborazione duratura con l’Abruzzo: “Stiamo già provvedendo a ottenere la certificazione Halal, vista la qualità dei vostri prodotti. Saremo in grado di offrire agli imprenditori abruzzesi la nostra rete logistica, per trasportare agevolmente i prodotti dall’Abruzzo nei Paesi arabi senza nessuna complicazione, affiancando i nostri partner in tutti i passaggi necessari per l’azione di export”. (R.M.)
Articolo pubblicato sulla rivista Allevatori Top n. 07 di luglio 2022.
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