Per riprendere le fila del dibattito su lupo e grandi carnivori, useremo come strumento il Rapporto 2020 presentato dalla Provincia Autonoma di Trento, che lo stesso assessore provinciale all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli ha esposto pubblicamente in una fulgida e mediaticamente ben promossa conferenza stampa.
Tutti i dati sono stati messi assieme dai molti volontari e tecnici, entrambi promanazione dei molti, troppi gruppi di interesse che ruotano attorno alla nebulosa galassia dei sostenitori dei grandi carnivori e della fauna selvatica in generale. Eccovi un elenco dei nomi e delle sigle di cui parliamo, preso direttamente dal power point di presentazione ufficiale pubblicato il 20 aprile 2021 dalla Provincia Autonoma di Trento: Corpo forestale del Trentino, Muse, Fem, Parco di Paneveggio, Parco Adamello Brenta, Associazione cacciatori trentini, Parco nazionale dello Stelvio, Ispra, volontari…
È quantomeno curioso notare che nel lunghissimo elenco delle entità che partecipano ai molteplici e sponsorizzati progetti, sono presenti praticamente tutti, tranne i principali danneggiati dalla pesante ed ingombrante presenza dei grandi carnivori: gli allevatori. Questo è un aspetto quantomeno allarmante: l’intero comparto agricolo non ha nessun suo portavoce, né un tecnico o un rappresentante che abbia potuto fornire il benché minimo contributo alla raccolta dati. Sembra dunque che lo scempio prodotto dai grandi carnivori, che per ovvie e scientificamente acclarate motivazioni va ad impattare in modo devastante sul comparto agro-zootecnico, non dia alcun diritto di presenza alle vittime. Non devono comparire neanche nell’elenco di chi ha potuto dire la sua in merito. Non vi sembra strano? Sembra tanto una scelta ben precisa, tipo una damnatio memoriae. Una tematica così scottante avrebbe dovuto generare reazioni dal basso e scelte strategiche dall’alto, ma in Italia tutto tace. Da una parte i sindacati agricoli sono latitanti ed eterei, all’inseguimento della grande balena bianca dei contributi, sempre più utopica ed effimera; dall’altra gli sfuggenti politici, non meno elusivi dei lupi appenninici di una volta, si guardano bene dal promuovere, proporre né tantomeno promulgare atti legali e di governance per proteggere gli allevatori e gli agricoltori.
Onnipresenti volontari
Notiamo un altro aspetto: mentre un settore economico intero (quello agro-silvo-pastorale) non ha diritto di parola né rappresentanza, gli onnipresenti volontari invece sono lì, a raccogliere la loro messe di consensi mediatici e politici, e a consolidare presenza, peso e ruolo nell’ambito della divulgazione e della “narrazione e modellamento” della percezione della realtà da parte del grande pubblico, e quindi della società civile tutta.
Mentre le vittime non hanno modo di difendersi efficacemente, la fazione pro-lupo consolida la sua maestà e magistero: come ci viene apertamente detto anche in questa ennesima presentazione (o “rappresentazione”, dato il “teatrino” che viene costantemente replicato) di fine aprile 2021, vengono organizzati e promossi progetti e corsi per la formazione di tecnici e volontari (pro-wilderness), vengono pagati spot promozionali e campagne mediatiche per “formare” l’opinione pubblica ad “accettare e proteggere” i bisognosi di aiuto, che non sono i poveri cristi che subiscono i danni dal selvatico, bensì gli animali che li stanno perpetrando, non solo a danno della proprietà privata delle famiglie, ma sempre più spesso anche a danno della loro incolumità fisica.
A senso unico
La campagna mediatica si muove tentacolarmente e trasversalmente, influenzando più livelli di informazione, come del resto ci ha spiegato l’assessore Zanotelli di Trento: “Stiamo per lanciare una nuova campagna informativa con vademecum e spot esplicativi, mentre proseguono le interlocuzioni con il Governo e con Ispra, al quale abbiamo sottoposto le nuove linee guida per una gestione di orso e lupo con maggiore autonomia, ma comunque nel rispetto del Pacobace”. Nota: il protocollo Pacobace (che viene considerato lo strumento di riferimento per la gestione degli orsi) prescrive esplicitamente l’abbattimento degli orsi problematici, dato che gli altri metodi sono palliativi estremamente dispendiosi, inefficaci e dannosi, assolutamente non risolutivi ma anzi portano gli orsi a diventare “problematici”, e questi concetti sono ben spiegati ed argomentati sui numeri precedenti di Allevatori Top, negli articoli dedicati al “Piano orso”. Si direbbe che il rapporto redatto dal settore grandi carnivori della Provincia autonoma di Trento sia stato preparato con l’obiettivo unico di fornire un’informazione “corretta” dall’unica prospettiva del conservazionismo delle specie selvatiche a scapito delle attività antropiche e della presenza umana stanziale sul territorio, vista esclusivamente come risorsa turistica e in cui la cittadinanza deve giocare il ruolo di “statuina del presepe” in costume tradizionale, ma in cui le vere tradizioni pastorali e montane sono di fatto solo un miraggio “da vendere” per il turista di passaggio.
Una sola fonte e una sola gestione dei dati
Il trucco con cui ci mandano in casa gli onnipresenti volontari è noto: con la “scusa” di fornire assistenza tecnica (questi vorrebbero insegnare ai gatti ad arrampicarsi!), mandano nelle nostre aziende soggetti che dovrebbero aiutarci, mentre invece costoro raccolgono i dati che dicono loro e li catalogano come dicono loro, e chi ha un minimo di conoscenza della statistica sa che la “sistemazione” dei dati è un’arte. Nel frattempo essi compilano i loro studi di fattibilità per implementare le modifiche destinate ad aiutare la loro parte del fronte, a scapito degli allevatori. Invece che darci aiuti economici e normativi per proteggerci e riuscire a vivere dignitosamente del nostro lavoro (allevare), ci mettono nelle condizioni di “essere fuori norma” in casa nostra, e son lì poi per certificarlo e denunciarci o, peggio ancora (e parlo di avvenimenti visti in prima persona), per auto-denunciarsi visto che magari hanno compilato male i tanti fogli e formulari che ti hanno messo sotto il naso in fretta e furia mentre tu, allevatore, stavi lavorando. A concludere la beffa ti danno la cartellonistica da affiggere e i depliant informativi, dove però la loro versione di quanto tu sia incapace e gretto è scritta bene e in tre lingue diverse. Non manca naturalmente il link evidenziato per vederti alla tivù mentre dopo un abile montaggio ti hanno fatto dire quanto sei felice di avere i lupi in casa tutte le notti! Non c’è dubbio che questo tipo di “aiuti” non ci servono, ma il carrozzone accademico/mediatico/politico che sta dietro al lupo in primis e ai grandi predatori in genere è solido come una quercia, e nutre chiunque stia all’ombra della sua monumentale chioma verdeggiante. (R.M.)
Realtà ipotetica
I dati forniti e, sospetto, manipolati ad arte (vedi box), mirano a diventare uno strumento funzionale a renderne possibile l’utilizzo soltanto da parte degli “addetti ai lavori”, quindi guardie forestali, tecnici degli enti preposti ed ovviamente gli onnipresenti zeloti del caso, i “temibili” volontari del WWF e della potente lobby della re-wilding.
Per chi volesse leggere le 60 e più pagine del rapporto e vedere i dati riportati in esso, il documento è consultabile e scaricabile dal sito https://grandicarnivori.provincia.tn.it/Rapporto-Orso-e-grandi-carnivori/. Si tratta a mio avviso di stime predittive come sempre ribassate, e messe assieme con sistemi squisitamente statistici: è dunque solo la rappresentazione di una realtà ipotizzata. Sul prossimo numero di Allevatori Top commenteremo insieme i dati.
Articolo pubblicato sulla rivista Allevatori Top n. 07 di settembre 2021.
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