Eccoci giunti all’ultimo atto di questa nostra lettura critica del documento Ispra sugli orsi.
Secondo le idee degli strenui difensori dei Plantigradi “risulta chiaro che per affrontare alla radice il problema del condizionamento alimentare e della confidenza, la soluzione più efficace rimane sicuramente la prevenzione, quindi la rimozione delle fonti di cibo di origine antropica”.
Praticamente la proposta consisterebbe quindi nell’epurazione totale di qualsiasi presenza antropica, che di fatto costituisce la causa unica e perniciosa delle molte tentazioni che inducono i poveri orsi a peccare. Questo approccio si traduce di fatto nella rimozione degli allevatori e dei “montanari” dalle loro fattorie, malghe e masi (a seconda di come questo tipo di gestione rurale prende nome nelle varie culture locali), senza però dar loro un’alternativa lavorativa o residenziale che non sia assimilabile a una diaspora.
Detenzione prolungata
Gli stessi tecnici di Ispra che citano, per dovere di cronaca, la cattura e la rimozione degli animali “pericolosi”, evidenziano quanto questo tipo di approccio sia economicamente oneroso e al contempo abituerebbe i predatori alla presenza dell’uomo nel caso di una detenzione prolungata, inficiando di fatto una, anche ipotetica e successiva, reintroduzione in natura e infliggendo agli animali condizioni di vita non consone ai più alti standard di benessere animale. Il concetto di gestione etologicamente corretta e di benessere animale sembra che valga solo per il selvatico in generale.
Se a soffrire chiuse in anguste stalle sono gli animali da reddito (vacche, pecore ecc.), oltretutto facendo aumentare la loro mortalità e le spese vive degli allevatori, questo non è un problema per gli integralisti della protezione del selvatico, anzi, è l’ennesima “leva” con cui poter meglio scalzare gli “umani sbagliati” dal contesto naturalistico-vacanzierodei cittadini. Oltre questo, è nuovamente evidenziato che nemmeno i bunker stile Castellar riescono a tenere un orso in cattività.
Conclusione logica sarebbe l’abbattimento di tutti quei predatori che sono de facto un danno economico ingentissimo… ma in tutto questo, i soldi allocati per il problema-orsi non andrebbero nelle tasche di chi si prodiga in mille studi, progetti, proiezioni e interventi di urgenza completamente inefficaci. Solo io noto che le stesse “persone” che da una parte sono così attente alle necessità ed al futuro della fauna selvatica, si rivelano invece totalmente insensibili rispetto al destino di famiglie intere sradicate dal loro contesto e inserite malamente in un ambiente lavorativo per nulla accogliente ed economicamente problematico?
Mi rendo conto che i toni usati sono magari un po’ forti, ma servono per tentare di dare uno scossone alle coscienze di coloro che credono di non far parte di questo progetto atto a spopolare le aree montane e cancellare le tradizioni e la cultura ad esse legate. Trovo che la lobby della re-wilding EU stia, un pezzetto alla volta, ritagliandosi tanti piccoli (e non solo) “feudi” naturali, dove poter passare qualche giorno di costosissime ferie a diretto contatto con la “natura selvaggia”; ovviamente questo “privilegio” sembra destinato a tutti quei “colletti bianchi” e alle loro preziose famiglie che durante tutto il resto dell’anno vivono immersi nei ritmi frenetici delle MegaCittà “produttive”.
Caccia ai fuggitivi
Considerando il fatto che la cronaca italiana ci ha già ampiamente dimostrato le grandi abilità di fuga dei Plantigradi (M49 in primis), va valutato adeguatamente questo aspetto anche in riferimento all’impatto economico che ne deriva: ricordate quante “missioni” della Forestale, dei guardia parco e dei “volontari” ci son volute ogni volta per riacciuffare gli orsi in fuga? Credete che tutte quelle ore lavoro e spese varie siano state “regalate” da qualcuno forse? (domanda retorica).
Siccome il documento Ispra dichiara apertamente che ci saranno parecchi casi nei prossimi anni che richiederanno questo tipo di interventi, c’è da chiedersi da dove verranno sottratti i fondi economici per continuare a portare avanti questo “balletto”. Sarò machiavellico, ma azzardo un’ipotesi: forse dagli aiuti agli allevatori/agricoltori?
Citerò le ultime tre righe del capitolo perchè si commentano da sole: “… si ritiene che l’abbattimento, soluzione esplicitamente prevista dal Pacobace e già adottata in passato per la gestione di individui particolarmente problematici, potrebbe rendersi un’opzione necessaria, qualora le altre azioni di prevenzione e dissuasione previste da Pacobace risultassero inefficaci” (vedi documento Ispra, pag. 22).
Te la do io l’America
Ultimo capitolo del documento Ispra: “Conclusioni e raccomandazioni di gestione”. Ovviamente è colpa di noi umani se i poveri orsi non possono usufruire al 100% di tutto il territorio; sono gli umani che sbagliano ad esistere in certi contesti, gli orsi, fanno gli orsi (sto ironizzando prendendo a esempio l’assurda retorica del re-wilding).
Gli esempi riportati in questo capitolo come virtuosi però, hanno sì come scenario alcuni Stati europei, ma anche i territori della Russia e degli Stati Uniti, dove le armi da fuoco sono “strumenti di lavoro” di uso comune per gli abitanti delle zone rurali e sono diritti inviolabili dei cittadini, sia per difesa personale che a fini di caccia, e infine i contesti ambientali sono molto meno antropizzati di quelli italiani.
Nota finale: in quei Paesi, se un orso si avvicina alle case o alle attività agricole, lo uccidono direttamente i farmers, senza rischiare la galera, mantenendo intatta una delle caratteristiche principali che tutto il selvatico dovrebbe avere per definirsi tale, ossia il timore dell’uomo.
Uno degli obiettivi concreti che si prefigge Ispra entro i prossimi 24 mesi è quello di rimuovere o rendere irraggiungibili pressoché totalmente le fonti di cibo antropogeniche, partendo dai contesti urbani e periurbani. Ma il vero cavallo di battaglia dei custodi degli orsi sembra sempre il solito: farsi sponsorizzare una massiccia campagna mediatica a suon di volantini, convegni, eventi, ecc. con cui diffondere le “giuste informazioni” e, di fatto, “addomesticare” i montanari.
Pericolosi e confidenti
Le ultime righe dell’ultimo capitolo del documento Ispra dichiarano che anche mettendo in atto nel modo migliore e con i migliori risultati teorici tutti gli sforzi per una “gestione proattiva” della questione orsi, saranno comunque da mettere in conto decine di orsi pericolosi (a vario grado e con varie modalità comportamentali) nei prossimi anni.
A far da corollario e da araldi degli orsi pericolosi ce ne saranno altrettanti, se non di più, confidenti (il che vuol dire trovarseli nel cortile di casa ad esplorare e banchettare con ciò che trovano, o a sfondare porte dietro cui l’incauto montanaro ha messo le sue derrate alimentari). Pensiamo solo ad una cantina di stagionatura per salumi o formaggi e al profumo che essi emanano, ed immaginiamo quanti orsi saranno in fila per “far la spesa”.
Come vedete anche avendo messo lucchetti ai cassonetti ed avendo creato oasi ecologiche a prova di Houdini, il problema degli orsi confidenti in cerca di cibo resta irrisolto. Non parliamo, poi, di ciò che succede intorno ad arnie, pollai, conigliere e stalle. Ma di questi problemi sembra che ad Ispra non interessi, dato che nel loro schema le famiglie agricole resilienti sembrano un male da estirpare, per lasciare il territorio inviolato per i grandi carnivori.
Gran finale
Nuovamente cito testualmente il finale di pagina 23: “… si ritiene che l’abbattimento potrà, nei casi in cui le azioni di prevenzione e dissuasione risultassero inefficaci, diventare un’opzione necessaria e inevitabile”. L’inefficacia delle azioni di dissuasione è stata certificata da Ispra stessa in questo stesso documento e ve ne abbiamo portato prova e commento negli articoli precedenti. Quindi, in estrema sintesi, ci dicono di prepararci al peggio perché “ci scappa il morto” e loro, i custodi degli orsi, sono inefficaci. Ma che magnifica ammissione… *
Articolo pubblicato sulla rivista Allevatori Top n. 06 di luglio 2021.
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