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Corvus Corax, cyber finale

Ad avvalorare le tesi che i corvidi in generale siano “speciali” sotto il punto di vista intellettivo, ragionativo e di coscienza di sé, si è aggiunto qualche anno fa uno studio russo sulle cornacchie (in cui sono state coinvolte cornacchie di almeno 2 anni) che si intitola Crows Spontaneously Exhibit Analogical Reasoning” ed è comparso su Current Biology a nome di Wasserman e Anna Smirnova, Zoya Zorina e Tanya Obozova, biologhe russe dell’università statale Lomonosov di Mosca, e di Edward Wasserman dell’università dello Iowa.
Il sunto di questo articolo scientifico è che le cornacchie, assieme ad altri corvidi, dimostrano una meravigliosa intelligenza che la mette in lizza con le scimmie antropomorfe avvicinandole molto al pensiero relazionale tradizionalmente abbinato agli esseri umani.
Il team di studiose russe ha scoperto che le cornacchie sono dotate di ragionamento analogico, elemento cardine per la conoscenza avanzata e l’adattamento comportamentale. Prima di questo studio molti accademici pensavano che tale tipo di pensiero fosse proprio solo dell’essere umano in quanto fondamentale per la categorizzazione, la risoluzione creativa dei problemi e la scoperta scientifica.

Con questo studio le ricercatrici russe sono riuscite a dimostrare che il “relational matching-to-sample (Rmts)” può cogliere l’essenza di una analogia in modo efficace, individuando gli argomenti logici rilevanti che sono rappresentati visivamente.

“Con questo studio si va molto oltre, però, perché si riesce a dimostrare che le cornacchie sono ancora più intelligenti e sanno risolvere problemi di ordine superiore e in modo spontaneo. Si tratta dei problemi che in gergo sono chiamati relational-matching tasks e non sono molti nel regno animale coloro che sanno affrontarli, troviamo per ora solo le grandi scimmie e le scimmie. E noi umani.”

Ciò che ha maggiormente stupito in questo esperimento è stata la spontaneità con cui i corvi si sono mossi dimostrando disinvoltura ed una spiccata intelligenza nel problem solving e nel fornire le risposte, mostrando di non fare alcuna fatica nel ragionare, e che certe forme sofisticate di cognizione non sono appannaggio esclusivo della “superiore” specie umana.

Ed eccoci al gran finale pirotecnico, o dovrei dire cyber-scientifico. In un articolo del 20 aprile 2022 comparso sulla rubrica Tuttoscienze del giornale La Stampa, troviamo questo titolo: “Svelato il mistero dell’intelligenza dei corvi. Condividono con gli umani gli interneuroni, le cellule nervose che hanno un ruolo fondamentale nella capacità di prevedere e decidere.”
Il “mistero” sulle straordinarie capacità intellettive dei corvidi è stato -a quanto pare- svelato da un lavoro pubblicato sul «Journal of Comparative Biology». Lo spiccato ingegno di questi volatili si deve all’abbondanza nel loro cervello di un gruppo di cellule chiamate «interneuroni», che hanno un ruolo cardine nell’elaborazione delle informazioni.

L’indagine di Felix Ströckens dell’Università tedesca della Ruhr a Bochum, ha messo a confronto il cervello di struzzi, galli domestici, piccioni domestici e di tre specie appartenenti alla famiglia dei corvi (la cornacchia nera, la cornacchia grigia e il corvo comune).
Per elaborare lo studio è stata usata la tecnica del “frazionamento isotropico”, attraverso la quale si è stabilito quali famiglie di cellule nervose fossero presenti nel cervello di ciascun esemplare ed in che quantità. E’ emerso così che nella famiglia dei corvidi c’è abbondanza di quelle piccole cellule nervose essenziali per le funzioni cognitive chiamate interneuroni.  Queste particolari cellule elaborano le informazioni ricevute dai neuroni sensoriali e quindi inviano una serie di input ai neuroni motori. Gli interneuroni hanno un ruolo importante in tre caratteristiche mentali “superiori”: nella capacità di prendere decisioni, nell’abilità di pianificazione del futuro e nella tendenza alla valutazione dei rischi, tutte abilità che determinano un tipo di intelligenza “fine”.

“Diversi studi, in passato, avevano dimostrato che alcuni comportamenti ritenuti intelligenti fanno capo a diversi gruppi di interneuroni nel cervello dei mammiferi”, precisa il ricercatore. Ad oggi però mancava ancora un lavoro specifico di analisi e di comparazione tra specie di uccelli e dei loro corrispettivi livelli di intelligenza. Grazie a questo nuovo lavoro gli studiosi hanno potuto osservare quelle particolari cellule al lavoro, dimostrando che i corvidi ne possiedono 290 milioni -in media-, contro meno della metà, circa 124 milioni, presenti negli struzzi e solo 40 milioni nei piccioni e nei polli; per parametrare il tutto in chiave antropocentrica, gli umani ne hanno 1,3 miliardi.

Un’ultima nota che Ströckens evidenzia è che la sostanziale differenza quantitativa osservata tra corvidi e struzzi è particolarmente notevole, considerando che la massa cerebrale di uno struzzo è circa il doppio rispetto a quella di un corvo.

Diventa quindi sempre più “intrigante” il Mistero (e la “magia”) per cui i corvidi in generale si siano evoluti in modo da possedere una così alta quantità di interneuroni. Un altro importante fattori sottolineato nuovamente nello studio, è costituito dalla rete dei collegamenti tra le cellule nervose e, più in generale, l’architettura stessa del cervello dei corvi. La prossima frontiera di questa ricerca – e concordo su questo con la conclusione di Ströckens – “sarà ottenere una mole di dati quantitativi relativi a un maggiore numero di specie e testare l’insieme delle caratteristiche neurali e delle loro relazioni con le abilità cognitive degli uccelli”

Per adesso ce ne stiamo del misterioso e magico fascino dei corvi.

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Published inSelvaticiVolatili

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