In riferimento a quanto sta succedendo in alcune aree del nord Italia a causa del diffondersi della Peste Suina Africana, farò innanzitutto una brevissima panoramica dei provvedimenti finora emanati da alcune Regioni, visti dall’ottica di un allevatore di bestiame ovicaprino.
Leggendo una a fianco all’altra le ordinanze di Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria e Lombardia, si notano tre approcci gradualmente differenti. Regione Emilia-Romagna (con l’Ordinanza n. 3 del 11/01/2022) e Regione Piemonte (con l’Ordinanza n. 3 del 12/01/2022) sembrano infatti sorvolare sulle questioni relative al pascolo e alla movimentazione degli ovini e degli altri animali da reddito, concentrandosi sui suini (maiali, cinghiali ed ibridi che siano) e sul settore caccia e cani.
Regione Liguria (con l’Ordinanza n. 4 del 19/01/2022) punta anch’essa su cani e suini, e per il bestiame al pascolo permette il movimento su strade asfaltate e in fondi agricoli di proprietà, come a tentare di limitare in parte il contagio su terreni demaniali e pubblici.
Regione Lombardia (con l’Ordinanza n. 859 del 21/01/2022) conferma anch’essa il fermo di attività venatorie, cinofile e di raccolta di tartufi, funghi, ecc., ed in più blocca esplicitamente il pascolo vagante. È plausibile pensare ad ulteriori restrizioni per il futuro, considerando il trend fino ad oggi dimostrato dalle varie ordinanze e dal Decreto Ministeriale n. 1195 pubblicato il 18/01/22 dove all’articolo 2 comma 1, b), si parla di “regolamentazione dell’attività venatoria e delle altre attività all’aperto di natura agro-silvo pastorale limitando al massimo il disturbo ai suini selvatici col fine di ridurne la mobilità”. Inoltre tutte le ordinanze sopra riportate hanno come termine di applicazione il 31 gennaio, per cui è presumibile ci saranno presto ulteriori sviluppi normativi.
Effetto domino
L’epidemia di PSA in corso sta dunque danneggiando gravemente anche il comparto venatorio, quello cinofilo, quello della raccolta dei tartufi, ipotecando in un periodo già critico (Covid19, rincaro dell’energia e delle materie prime, ecc.) tutto l’indotto che sta alle spalle di questi importanti settori. A noi allevatori di ovini interessa l’effetto domino negativo che sta avendo sugli allevamenti gestiti con metodo vagante e semibrado (a indirizzo prevalentemente carne, ma anche latte).
La prima domanda che viene da farsi dopo aver letto le ordinanze è: perché queste differenze? Considerando poi che le regioni in questione sono confinanti e che i numerosi branchi di suini selvatici non rispettano regole o confini, come è pensabile che provvedimenti così disomogenei riescano ad essere efficaci?
Zero indennizzi
Poniamo il caso di un pastore vagante che per un gregge di qualche migliaio di capi non possa trovare ricovero lì dove si trova (statisticamente parlando distante dalla sua sede aziendale) dall’oggi al domani.
O il pastore in questione è un vero mago, e trova ricovero in tempi record e a un costo ragionevole, o deve spostare il suo gregge. E qui entra in campo la questione dei cani: alla luce dell’attuale situazione normativa, non si capisce se si possano usare o meno, ma sappiamo che senza cani conduttori e custodi, è impossibile gestire un gregge di centinaia o migliaia di capi. L’unica soluzione diventa quella di chiamare un trasportatore e far fronte ad altre spese-extra per il viaggio (ricordiamo il rincaro del 40% circa del carburante, che ovviamente viene ricaricato sul cliente finale).
Ma supponiamo che anche in questo frangente il nostro pastore si dimostri fortunato, e trovi un trasporto adeguato e a norma in tempi record. A questo punto la situazione potrebbe sembrare risolta, mentre chi alleva animali da reddito sa benissimo che tutto lo stress e i danni collaterali del caricare e scaricare greggi con agnelli al seguito, fanno aumentare i decessi e gli infortuni. È inoltre impensabile che nell’arco di poche decine di chilometri un pastore si trovi a poter o a non poter pascolare senza che questo tipo di restrizioni lo mandino in rosso per quella stagione. Nonostante tutte queste problematiche e altre che per brevità non ho citato, a quanto pare per il settore ovino non sono previsti indennizzi, aiuti o altro per chi sta avendo danni a causa della PSA.
Timori all’orizzonte
Questa “tegola” va purtroppo a sommarsi al tiro mancino rappresentato dall’esclusione del comparto ovicaprino dagli interventi previsti dalle ultime stesure del Piano Strategico Nazionale-PSN della Pac 2023-2027. Questo nostro settore non figura infatti tra quelli rientranti nell’ecoschema per il pagamento del premio per il benessere animale e per la riduzione degli antibiotici, nemmeno per quegli allevamenti che si impegnano al rispetto degli obblighi specifici del benessere animale e praticano il pascolamento o allevamento semibrado.
Se aggiungiamo anche la recentissima modifica di due articoli della Costituzione italiana e le potenziali “derive animaliste” a cui potrebbero preparare il terreno normativo, sembra proprio che non ci sia la volontà politica di difendere il settore ovino da carne proprio nel momento in cui i segnali di prezzi globali e richiesta di materia prima sarebbero ottimali per una ripresa in grande stile.
Approfondimenti
https://www.sipoc.it/wp-content/uploads/2022/01/2022-0111-Ordinanza-Emilia-Romagna-n.-3-2022.pdf
https://www.sipoc.it/wp-content/uploads/2022/01/2022-0112-Ordinanza-Piemonte-n.-3-2022.pdf
https://www.sipoc.it/wp-content/uploads/2022/01/2022-0119-Ordinanza-Liguria-n.-4-2022.pdf
https://www.sipoc.it/wp-content/uploads/2022/01/2022-0121-Ordinanza-Lombardia-n.-859.pdf
Articolo pubblicato sulla rivista Allevatori Top n. 03 di marzo 2022.
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