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La “Ferrari della carne” protagonista a Clusone

Non mi dilungherò a fare un elenco puntato di nomi e cognomi (e per i molti pastori presenti anche dei soprannomi), perché questo non è il catalogo della fiera di Clusone. Quel che è però importante evidenziare è stato il grande successo della manifestazione che si è tenuta recentemente nel cuore della Val Seriana. Non era affatto scontato che dopo due anni di pandemia i molti allevatori e standisti riuscissero a rimettersi in gioco, seppur con tutte le norme e dpi che la questione covid/green-pass ha richiesto, ma ce l’hanno fatta, ed il risultato è stato più che ragguardevole.

Per quanto ci riguarda concentreremo la nostra attenzione solo sul fronte ovino, anche se in fiera erano rappresentati, e con molti capi, anche il comparto bovino (con le Frisone e le Brune a sfilare su uno splendido e verdeggiante ring su prato vero), quello avicunicolo (con uno stand contenente varietà ornamentali, ecc.), e una buona quantità di altre realtà professionali che popolano il variegato ambito agro-silvo-pastorale.

Standard di razza

Dato che sono stato nominato giudice principale (prima) e speaker (sul campo) della prestigiosa expo della Pecora Bergamasca e degli eventi relativi al settore ovino, la mia attenzione si è focalizzata sull’ingresso degli animali, sui controlli necessari e sulla valutazione di ogni capo e di ogni box in competizione, per essere in grado poi di motivare qualsiasi scelta in modo chiaro, imparziale e inappellabile, come ci si aspetta da un buon giudice. Ma prima ancora di iniziare a far entrare i primi soggetti sul ring, mi sono preso qualche minuto al microfono – mentre gli animali entravano uno alla volta portati dai loro fieri proprietari – per spiegare il mio approccio al mondo di questa magnifica pecora.

Quello che in sintesi ho detto è che lo standard di razza – per forza di cose un ideale quasi utopico – deve essere uno strumento in mano agli allevatori per arrivare ad un risultato, che è quello di raggiungere dei target selettivi e produttivi, e una volta risolte le eventuali problematiche presenti in una razza e le tare, portare il pool genetico su cui si sta lavorando a traguardi sempre migliori e performanti. Ho poi aggiunto che è sacrosanto che ogni allevatore/pastore “porti” la propria visione ed interpretazione della razza, perchè è chiaro che in una popolazione ampia come quella della Pecora Bergamasca (vedi anche box), ci sono tante varietà e “tipi”, e questi sono tutti corretti e addirittura necessari per non perdere “la” caratteristica principale che ha reso la razza una macchina perfetta per la produzione di carne: l’adattabilità.

È proprio questa caratteristica che ha fatto sì che in mezzo mondo siano arrivate, in modo diretto o indiretto, sia in passato che oggi, greggi interi di bergamasche. Adesso più che mai il “sangue bergamasco” viene utilizzato sia in purezza che in meticciamento, e la razza è ricercata come incrociante miglioratore per le performance in termini di adattabilità ai climi differenti e per la propria ineguagliabile rusticità.

Per ritornare alla morfologia, è visibile a tutti che nella razza abbiamo soggetti dai pesi e dalle forme anche molto differenti (tralasciando l’eterna diatriba sulle orecchie e sulle loro forme, portamento e dimensioni): ci sono le “dorate”, con pelo del muso e degli arti dai riflessi giallo-dorati e con telai più contenuti, ma con forme eccezionali; ci sono le “bianche gessate” (o dure come dicono i pastori), tipiche della zona piemontese, con pesi ragguardevoli (femmine anche oltre i 130 kg e maschi sopra i 150 kg), che però hanno spesso ossature eccessive rispetto alla resa della carcassa, e che per mille motivi (metabolici e fisiologici) hanno di fatto un tasso di prolificità minore.

I numeri non tornano

La Pecora Bergamasca Gigante è protagonista di una situazione atipica rispetto ai suoi numeri: controllando gli schedari di Assonapa, che detiene i Libri Genealogici e i Registri Anagrafici delle razze ovine, in tutta Italia risultano attualmente in vita solo poche centinaia (meno di 500) di soggetti iscritti al Libro genealogico della Pecora Bergamasca. Questo dato “stride” visibilmente con i numeri della Banca Dati Nazionale (e quindi delle ATS-ASL) che invece attestano come solo in Lombardia siano registrati oltre 216.000 capi adulti, per non parlare di quelli censiti nelle altre regioni. Statisticamente poi, sappiamo che ci sono almeno altrettanti capi giovani/agnelli segnati con marche aziendali o in attesa di marcatura. Risulta intuitivamente ovvio che il numero effettivo di pecore bergamasche esistenti sia di molto superiore rispetto a quello dei capi iscritti al Libro Genealogico.

E allora, mi direte voi (ed è un busillis che personalmente mi pongo da circa un quinquennio), come fare a definire i veri numeri della Pecora Bergamasca? Siamo in tanti ad augurarci che presto si trovi una quadratura del cerchio, dato che l’applicazione obbligatoria anche in Italia delle norme europee in ambito zootecnico e merceologico è appena arrivata a farsi sentire; le prime modifiche alla situazione attuale hanno già creato non pochi problemi, e il genotipo ARR/ARR, obbligatorio per i montoni, ne è uno degli esempi più lampanti. Ma la strada che le normative ci impongono è caratterizzata da tracciabilità e pedigree per tutti i capi allevati, pena la declassificazione (ovviamente anche economica) del nostro prodotto.

Eventi positivi e di successo come quello di Clusone potranno essere l’esempio virtuoso di come un metodo di classificazione squisitamente “tecnico” e scientifico possa riuscire ad interfacciarsi proficuamente con quell’enorme corpus di “sapere e tradizioni” pastorali che i pochi ma resilienti pastori ed allevatori di Bergamasche incarnano ancora oggi, con la stessa determinazione (e spesso anche con la medesima genetica) tramandata dai loro avi. (R.M.)

Tutti sul podio

Ho appena proposto due dei molteplici esempi di varietà e tipi, che sono tutti indispensabili a mantenere nella razza quelle caratteristiche genetiche e genomiche che permettono ad ogni allevatore di “sviluppare e selezionare” la propria Bergamasca, non solo in funzione di un gusto estetico (tanto importante per gli hobbisti), ma specialmente in funzione del tipo di gestione che se ne fa e del genere di “prodotto finale” che si vuole ottenere. Immagino che questi aspetti, espressi e condivisi con il pubblico e con gli allevatori, abbiano fatto sì che ciascuno intuisse come anche la “sua bergamasca” fosse nei fatti una vincitrice. Sembra che i miei sforzi, e quelli dell’organizzazione tutta, abbiano avuto buon esito, dato che mi è stato comunicato con grande piacere che questa edizione è stata caratterizzata dalla totale assenza di litigi, contestazioni e rimostranze. Fa dunque piacere constatare che il mio subentro come “successore” dello stimato e compianto Tino Ziliani sia avvenuto all’insegna di una nuova “era di distensione” tra le varie realtà pastorali che caratterizzano il mondo delle pecore bergamasche. Un grazie sentito e doveroso va a Davide Marino, altro giudice con me della manifestazione e “scriba” ufficiale.

Vorrei poi spendere due parole di ringraziamento anche per la squadra di tosatori di Giacomo Penna: lui ed il suo team hanno “spalleggiato” affabilmente, ma con decisione, i giudici in ogni passaggio della manifestazione, ed hanno anche dato dimostrazione della loro abilità nella tosa in un evento pubblico in cui abbiamo spiegato ai molti bambini presenti qual è il vero valore positivo della tosatura per le pecore. Vorrei infine complimentarmi con gli allevatori: nonostante molti capi provenissero direttamente dagli alpeggi, e fossero stati scaricati solo pochi minuti prima di fare il loro ingresso nel ring, gli animali erano tutti in ottima forma, sia come lanaggio che come stato degli unghielli e condizione generale. Un aspetto che mi ha colpito positivamente è stata la grande cura, rispetto ed “amore” che ogni allevatore/pastore ha dimostrato con i fatti, verificabili e visibili sugli animali. Questo è stato, per me, uno dei migliori ricordi che mi porterò dentro della fiera di Clusone. 

Sindaco di Clusone, i Giudici, lo Staff e gli Allevatori premiati.

Articolo pubblicato sulla rivista Allevatori Top n. 09 di novembre 2021.

Photo by Archivio Fotografico di Etologetica

Published inAllevatori TopManifestazioniOviniOvinicolturaZootecnia

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