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“Mule” da carne, un’opportunità da cogliere

Per certi versi il settore ovino da carne è ormai misconosciuto in Italia, per quanto fu storicamente uno tra i più importanti e che crearono e distrussero imperi; basti pensare che il termine “pecunia” (dal latino “pecunia”, derivazione di “pecus” o bestiame, ricordo di un’economia primitiva a carattere pastorizio) è l’origine del concetto stesso di moneta e di bene tesaurizzabile.

La Storia ci ricorda che furono, ad esempio, i doni fatti o ricevuti dai pontefici, o i regali per i matrimoni dei vari regnanti europei che generarono la nascita di molte razze; fu la necessità in alcuni regni di avere un certo tipo di pecora dalla lana pregiata (per motivi economici e di sopravvivenza) che spinse tante generazioni di allevatori a creare la moltitudine di razze che oggi conosciamo; ma questa è un’altra storia, di cui magari parleremo più avanti, data la correlazione tra “buona lana e buona carne”.

Di pianura o di montagna?

Nell’allevamento ovino di matrice anglosassone il termine “mule” (letteralmente mulo/a) si usa per indicare un incrocio tra montoni “di pianura” con pecore “di collina o montagna”.

La terminologia inglese ci offre l’ennesimo spunto di approfondimento, distinguendo le razze “di pianura” dalle razze “di collina o montagna”: anche se può sembrare poco importante, questa distinzione porta con sé una messe di fattori determinanti quando si deve gestire non solo un gregge, ma anche un fondo agrario. Sappiamo tutti che esistono ovini di taglie e pesi differenti, con modi di pascolare molto diversi e che possono essere più voraci con le infestanti o pretendere pascoli condotti e di ottima qualità per rendere bene al macello e in generale.

Ebbene, le pecore di pianura sono in genere quelle razze che hanno maggiore stazza e peso e che hanno anche zoccoli leggermente più grossi e meno duri e compatti, per non danneggiare troppo il cotico erboso durante il pascolamento; viceversa le pecore da collina/montagna, sono razze più minute, meno pesanti, e con unghielli e zoccoli più fini e duri, adatte ai terreni rocciosi, dove la possibilità di avere presa sul terreno è fondamentale per la sopravvivenza.

Col passare delle generazioni di selezione forzata da parte dell’Uomo, quelle che erano in principio piccole differenze soggettive sono diventate abissi morfologici e metabolici, che hanno differenziato notevolmente le tipicità delle razze – in questo caso – inglesi. Così, oggi, sappiamo che le pecore “di pianura” (Suffolk in primis, ma anche Bluefaced Leicester ed esempio) sono pesanti, con maggiori masse muscolari, conformazioni migliori rispetto ai tagli pregiati di carne e portano quasi sempre gemellarità al parto, mentre le pecore “di collina/montagna” (una per tutte la Scottish Blackface) sono tendenzialmente meno prolifiche, con mole inferiore, ma maggiormente rustiche, con indici di conversione migliori in proporzione al tipo di alimento, frugali e resistenti alle intemperie e con ottime doti materne.

Meticce di successo

Esistono molti tipi di mule conosciute e apprezzate, che hanno nelle aste di bestiame una loro categoria, con prezzi parificati e talvolta maggiori anche rispetto ai soggetti in purezza (pedigree); è di alcune settimane fa la notizia di prezzi record alle aste di mule F1 sulla piazza australiana, dove le fattrici meticce sono state battute a 442 dollari (258,76 euro). Elenco di seguito alcune delle fattrici meticce più “gettonate” sulla piazza britannica, anche se poi c’è tutto un altro mare magnum di F1 improntato al settore lana/carne sulla piazza australiana e neozelandese che pian piano sta conquistando il Continente americano, dal Sudamerica al Canada:

• Scottish mule: montone Blueface Leicester su fattrice Scottish Blackface;
• North Country Mule: mule fatte con madri di razza Swaledale;
• Welsh Mule: mule fatte con madri di razza Welsh Mountain o Welsh Hill Speckled-face;
• Clun Mule: mule fatte con madri di razza Clun Forest;
• Cheviot Mule: mule fatte con madri di razza Cheviot;
• Black Mule: mule fatte con padri di razza Zwartbles.

Come avrete notato alcune mule hanno come parametro fisso l’utilizzo di una certa razza per linea materna ed altre invece usano una certa razza per linea paterna; ovviamente queste scelte non sono casuali, anzi. Per creare delle mule funzionali e perforwmanti, non basta mettere a caso assieme soggetti (anche magnifici e con pedigree fotonici), perché le linee genetiche potrebbero non combinare adeguatamente per mille fattori; si spiega quindi il motivo per il quale anche delle “semplici meticce” hanno un alto valore di mercato anche rispetto ai blasonati soggetti “pedigree”. (R.M.)

Mule e trimeticci

Nella scuola anglosassone esistono veri e propri standard di incrocio tra le varie razze pure, atte a produrre un “tipo” preciso di fattrici, a seconda delle necessità produttive. L’incrocio tra montoni di pianura e fattrici di collina/montagna genera nella prole di meticci il vigore ibrido portato dall’eterosi, che conferisce agli F1 le migliori caratteristiche delle due razze pure dei genitori. Questo tipo di incrocio (F1) è largamente utilizzato al fine di creare fattrici per la produzione di agnelli da macello. Uno dei tipi di mule più famosi in Inghilterra è la Scottish mule (montone Blueface Leicester su fattrice Scottish Blackface), su cui vengono oggi utilizzati montoni terminali Suffolk o Texel, per produrre agnelloni pesanti trimeticci da carne. Il montone terminale è l’ariete i cui figli nati da incrocio sono destinati al macello; è di norma l’ultimo ariete che si usa in una catena di meticciamento (nel caso di polimeticci). Nel caso delle Scottish Mule è tradizionalmente consigliato l’uso di montone terminale Suffolk per dare più forme e peso agli agnelli trimeticci da macello. Questo stesso principio è adottato anche nel mondo della produzione di carne bovina, dove però, siamo mille anni avanti anche con gli studi genomici, che offrono garanzie di risultato che attualmente stanno rivoluzionando i prezzi ed il mercato globale.

Eterosi ibrida

La riproduzione in “incrocio industriale” consiste nell’accoppiamento fra animali di razze diverse (quindi geneticamente molto differenti) allo scopo di ottenere individui da utilizzare in prima generazione (F1). Essa comporta un notevole innalzamento della capacità produttiva dei meticci rispetto ai puri.

La manifestazione dell’eterosi porta con sé l’incremento della percentuale di combinazioni geniche data dallo stato eterozigote, che ha queste ricadute: aumento medio della mole e maggior numero di soggetti nati per parto; maggior efficienza globale del sistema immunitario e metabolica complessiva; innalzamento del ritmo di accrescimento; miglioramento dell’indice di conversione alimentare; aumento della resa alla macellazione; miglioramento delle caratteristiche della carcassa e dei suoi tagli e della qualità della carne. Nelle razze rustiche, l’incrocio industriale rappresenta il mezzo tecnico risolutivo per il miglioramento della loro attitudine alla produzione della carne. Per ottenere questa manna si usano di solito montoni terminali puri di razze ad attitudine da carne, ma anche montoni meticci o trimeticci studiati appositamente per massimizzare le performance. Ad esempio un montone F1 Suffolk (padre) x Zwartbless (madre) dà ottimi risultati su fattrici pure di qualsiasi razza. Ho personalmente testato questo specifico incrocio con fattrici Bergamasche transumanti.

Bergamasca x Suffolk

Altro esempio di F1 ben riuscito sono le mule fatte incrociando la pecora Bergamasca con montoni Suffolk; l’esperienza sul campo ce lo ha dimostrato. Questo tipo di incrocio fu eseguito in Italia già nelle prime decadi del ’900 dalla Cattedra ambulante di agricoltura della Provincia di Ravenna. Personalmente posseggo un opuscolo del 1932 con esempi di mule nostrana e qualche dato che testimonia l’interesse destato da questa nostra mule quando ancora l’ovinicoltura in Italia aveva qualche velleità nazionale, e non si era inginocchiata alla supremazia estera e all’esterofilia smodata che oggi più che mai ci viene imposta.

Articolo pubblicato sulla rivista Allevatori Top n. 04 di maggio 2020.

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Published inAllevatori TopOvinicoltura

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