Ogni mandriano o pastore sa quanto sia fondamentale avere al proprio “piede” uno o più cani conduttori, sempre pronti ad eseguire i propri comandi o addirittura ad anticipare le sue richieste. Se la presenza di un buon conduttore è utile nella gestione ordinaria di un gregge o di una mandria in azienda agricola (per gestire meglio i passaggi del bestiame da una stalla a un paddock, o per dirigere gli animali in mungitura ecc.), la sua presenza diventa fondamentale quando si movimentano mandrie o greggi in zone di aperta campagna, ed è imprescindibile in montagna. In tali contesti il lavoro di un cane conduttore è spesso il discrimine tra poter o non poter pascolare in alcune zone, tra fare reddito o finire sul lastrico.
Per farvi capire meglio di cosa parlo vi fornirò qualche esempio concreto di quel che intendo: quando un gregge di 500 pecore sta brucando in un campo lasciato a pascolo, ma confinante con un altro appezzamento di erba medica quasi in fiore, solo la presenza di uno o due Cani (con la “C” maiuscola) potrà impedire che le pecore si gettino ad abbuffarsi della prelibata erba medica; se il pastore non le bloccherà dal loro vorace intento, entro fine giornata quel pastore avrà due grossi (direi enormi) problemi: oltre ai danni da pagare al proprietario del campo di erba medica rovinato, il malcapitato dovrà provare a salvare le sue pecore dalle coliche. In pratica quel pastore finirà economicamente a gambe all’aria nel giro di poche ore, tra spese veterinarie, di smaltimento carcasse, risarcimento danni, probabilmente spese legali per la denuncia causata dal suo sconfinamento, e non dimentichiamoci il mancato guadagno di un gregge decimato e malconcio.
Spinta alla coesione
Questo è un esempio di quanto siano importanti i cani conduttori.
Ma se pensiamo ai rischi costituiti da una strada statale con un gregge che “ci si butta” letteralmente nel momento sbagliato, possiamo immaginare altri scenari apocalittici, dove anche la vita delle persone è messa a repentaglio. Arriviamo al terzo ed ultimo esempio (quello più calzante rispetto alla presenza dei lupi): immaginate di essere un pastore che per un’intera stagione estiva ha affittato una malga per il suo gregge di duemila pecore. Avete quindi a disposizione una zona montana impervia, che i vostri animali non conoscono bene, in cui farli pascolare, abbeverare e fondamentalmente vivere per i caldi mesi estivi.
Immaginate ora che in questa zona sia ormai presente da qualche tempo anche il lupo, “ritornato” o arrivato da pochi anni. La principale “protezione” che gli erbivori adottano per evitare di essere predati consiste nello stare uniti fra loro; la sola presenza di un buon cane conduttore mette quella pressione psicologica che tiene uniti gli animali “simulando” una predazione ed “instillando” nel gregge/mandria la spinta alla coesione.
Kit del mestiere
In un territorio complesso come quello montano è facile che i capi più anziani o giovani e inesperti perdano il contatto col gregge. Questi soggetti sono i primi a cadere nelle fauci dei lupi. Uno dei compiti dei cani conduttori è, in questo contesto, quello di tenere uniti i greggi o le mandrie, e di aiutare il pastore a non far andare il bestiame in zone particolarmente impervie o isolate. Solo un cane con la “giusta testa” e con l’addestramento adeguato (le due caratteristiche vanno in questo ordine di importanza) potrà aiutarvi nel duro lavoro di condurre il gregge dove volete voi, evitando rischi di vario genere e “catastrofi” economiche potenzialmente letali per la vostra azienda agricola (immaginate un incidente stradale dove qualche passeggero perde la vita).
Chiarito – spero – quanto sia importante la presenza dei cani conduttori, facciamo una velocissima carrellata sui loro modi di lavorare e sui loro “strumenti” e metodi di lavoro: alcune razze sono più prestanti fisicamente (pesano anche 40 kg), altre meno (pesi anche di 10 kg), alcuni usano molto l’abbaio, altri quasi nulla perchè usano lo sguardo per “ipnotizzare” gli armenti e dirigerli senza stressarli troppo, altri usano moltissimo la mimica corporale e il posizionamento prosemico, alcuni hanno un morso molto potente per dirigere e fermare il bestiame, altri ancora hanno un “tocco gentile” coi denti solo sui garretti… Insomma, ci sono decine di razze vocate al lavoro sul bestiame, e ognuna ha un suo “kit del mestiere”, e va impiegata e gestita anche in funzione del tipo di terreno su cui lavora e del tipo di bestiame che deve governare con e per l’Uomo.
Un pericolo reale
Ed ecco finalmente saltar fuori il “lupus in fabula”: la presenza di lupi – ormai da anni presenti a branchi sul territorio nazionale – costituisce un concreto rischio per i cani conduttori (e non solo per i custodi o per altri cani da utilità: vedi box), e quindi, seguendo il filo logico che vi ho proposto nei paragrafi precedenti, è un problema sostanziale per una gestione produttiva di greggi e mandrie, specialmente in quei contesti in cui l’allevamento è una reale (e spesso l’unica) fonte di reddito familiare.
Questo problema è molto meno sentito da coloro che hanno pochi capi di bestiame e li usano per addestrare i cani (quasi sempre in zone recintate e protette anche geograficamente), insomma per quei tanti appassionati e hobbysti che, guarda caso, vengono intervistati per dire “quanto sia facile la convivenza col lupo”(avete notato la vena polemica?).
Invece, lo ribadisco, sono già numerosi i cani conduttori che hanno trovato nelle fauci del lupo la loro fine prematura durante il loro già duro lavoro, e non è dunque difficile capire quanto questo grande predatore sia dannoso e pericoloso per le attività zootecniche gestite allo stato brado e semibrado.
Articolo pubblicato sulla rivista Allevatori Top n. 9 di novembre 2019.
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