/do·mè·sti·co/
aggettivo
Di animali che vivono permanentemente con l’uomo, il quale li nutre, li protegge, ne regola la riproduzione, e li utilizza nelle loro capacità di offrire aiuto, lavoro e prodotti varî (opposto a feroce o selvatico): il cane è un animale d.; meno com., addomesticato: un lupo, un leone domestico.
Di piante, coltivate, non selvatiche: piante ornamentali domestiche. Con senso più generico, riferito anche all’aspetto della natura, e talora sostantivato: l’ameno, il d. di quelle falde tempera gradevolmente il selvaggio (Manzoni).
Estratto dal Dizionario Treccani
Di animale, assuefatto alla vicinanza dell’uomo o da questo allevato per la propria utilità; di pianta, coltivata (come s.m. : il domestico, la marza); in ambedue i casi, contrapposto a selvatico.
Come s.m., aspetto alieno da asperità, da ostilità, da crudezze. “Il domestico di quelle falde tempera gradualmente il selvaggio”.Origine: dal lat. domestĭcus, der. di domus ‘casa’; propr. “appartenente alla casa” •sec. XIII.
Nel nostro contesto ci concentriamo principalmente sugli animali da lavoro o da reddito, lasciando volutamente fuori quelli da affezione.
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